Li uccellatori, Venezia, Fenzo, 1759

Vignetta Frontespizio
 ATTO PRIMO
 
 SCENA PRIMA
 
 Piazza di villa con veduta in prospetto del palazzo della contessa ed abitazioni villareccie dai lati.
 
 PIEROTTO colla stanga in spalla e gabbie da quaglia in mano, con dentro i quagliotti; TONIOLO con fascio di reti in spalla e gabbie in mano con uccelli da ricchiamo; CECCO con civetta e solito bastone per la medesima e fascio di vimini vischiatti per uccellare
 
 tutti tre
 
    Andiamo compagni,
 che spunta l’aurora,
 dee andar di buonora
 chi vuole uccellar.
 
 Pierotto
 
5   Ho un bravo quagliotto
 che fino a sei volte
 suol far quaquarà.
 
 Toniolo
 
    Ho un bravo fringuello,
 ho un bravo gardello
10che pari non ha.
 
 Cecco
 
    E questa civetta
 sì brava e perfetta
 che gusto mi dà.
 
 a tre
 
    Che gusto è il vedere
15gli uccelli cadere,
 nel mondo un piacere
 maggior non si dà.
 
 SCENA II
 
 ROCCOLINA, MARIANNINA, una per parte, e detti
 
 Roccolina, Mariannina a due
 
    Uccellatori
 che a spasso andate
20non vi scordate
 del nostro amor.
 
 Cecco, Toniolo a due
 
    Quegli occhi belli
 sono i fringuelli
 che nella rete
25mi han preso il cor.
 
 Pierotto
 
    La Roccolina,
 la Mariannina
 son due quagliette
 del dio d’amor.
 
 tutti
 
30   Che bel diletto
 godere aspetto
 se la mia preda
 sarà quel cor. (I tre uccellatori partono)
 
 SCENA III
 
 ROCCOLINA e MARIANNINA
 
 Roccolina
 Ditemi, Mariannina,
35ma il ver non mi celate.
 Qual è quello dei tre che voi amate?
 Mariannina
 Se voi saper volete
 per qual di questi tre serbo più stima,
 voglio sapere il genio vostro in prima.
 Roccolina
40Io non lo voglio dire.
 Mariannina
 Né io ve lo dirò.
 Roccolina
 Ditelo prima voi.
 Mariannina
                                  Signora no.
 Roccolina
 Non vorrei signorina
 che nascere dovesse
45fra di noi qualche imbroglio.
 Mariannina
 Ditemi il vostro amor.
 Roccolina
                                           Dirlo non voglio.
 Mariannina
 Questo vostro silenzio
 mi fa temer, se mai
 fosse vero il sospetto,
50ve ne farò pentir, ve lo prometto.
 
 SCENA IV
 
 Il marchese RICCARDO e la suddetta
 
 il Marchese
 Giovinette gentili io vi saluto.
 Mariannina
 Oh signor, benvenuto.
 il Marchese
 La contessa che fa?
 Mariannina
                                      Credo stia bene.
 il Marchese
 Ditele che Riccardo a lei sen viene.
 Roccolina
55Io io signor marchese,
 io farò l’imbasciata.
 il Marchese
 Sì, fatemi il piacere,
 poi saprò il mio dovere.
 Roccolina
                                              E lo sappiamo
 ch’è generoso assai.
60(Promette sempre e non attende mai). (Parte)
 
 SCENA V
 
 Il MARCHESE e MARIANNINA
 
 Mariannina
 Signor colla padrona
 posso anch’io qualche cosa.
 il Marchese
                                                    A voi non meno
 dunque mi raccomando.
 Mariannina
                                               Io vi prometto
 d’affaticar per voi
65ma qualcosa per me farete poi?
 il Marchese
 Dite, che deggio far?
 Mariannina
                                         Patisco anch’io
 la malatia del cuore
 che si domanda amore.
 Temo che Roccolina
70mi sia rival; se mai
 scopro che ciò sia vero,
 a voi mi raccomando,
 protezione ed aiuto io vi domando.
 
    Senza padre e senza madre
75poverina che ho da far?
 Una povera figliuola,
 che ha paura di star sola,
 si vorebbe accompagnar.
 
    Un sposino galantino
80mi potrebbe consolar. (Parte)
 
 SCENA VI
 
 Il MARCHESE, poi la CONTESSA e ROCCOLINA
 
 il Marchese
 Amore in ogni petto
 or la pena produce, ora il diletto.
 Avrò di Mariannina
 quella pietade istessa
85che per me bramerei. Se la contessa
 conseguire in isposa un dì mi lice
 sarò nell’amor mio, sarò felice.
 Roccolina
 Eccola qui signore.
 il Marchese
                                     Incomodarvi
 non pretesi a tal segno,
90di venire da voi più non son degno?
 Contessa
 Mi trovò Roccolina
 disposta ad uscir fuori,
 godo l’aria pigliar sui primi albori.
 Roccolina
 Certo la mia padrona
95patisce un caldo grande.
 il Marchese
 Caldo patisco anch’io
 né può essere il suo maggior del mio.
 la Contessa
 Sente ognuno il suo foco.
 Roccolina
                                                E che ciò sia
 sento abbrucciarmi anch’io padrona mia.
 il Marchese
100Contessa è necessario
 temprar le fiamme e moderar l’affanno.
 la Contessa
 Il rimedio è talor peggior del danno.
 il Marchese
 Amor non può reccarvi
 consolazion con i favori suoi?
 la Contessa
105Sì mi può consolar ma non con voi.
 il Marchese
 Possibil che crudele
 meco voi siate ognor.
 Roccolina
                                         Per dir il vero
 merta il signor marchese
 che non siate con lui così scortese.
 la Contessa
110Tu bada ai fatti tuoi
 ed ei se il mio contegno non gli piace
 che vada altrove e che mi lasci in pace.
 Roccolina
 Intendete? (Al marchese)
 il Marchese
                         Ho capito.
 Ella vuol ch’io disperi
115grata mercede al mio sincero affetto
 ed io voglio adorarla a suo dispetto.
 
    Pria vo’ lasciar di vivere
 che abbandonarvi o cara;
 so ch’è la pena amara
120ma vo’ sperare ancor.
 
    Del mio destin decidere
 brama quel ciglio altero
 ma cangerassi io spero
 quel barbaro rigor. (Parte)
 
 SCENA VII
 
 La CONTESSA e ROCCOLINA
 
 Roccolina
125Possibile signora
 che non sentite amor?
 la Contessa
                                           Purtroppo il sento.
 Purtroppo un rio tormento
 per cagione d’amor mi cruccia il core
 ma lo devo celar per mio rossore.
 Roccolina
130Confidatelo a me.
 la Contessa
                                   Lo chiedi invano.
 Roccolina
 Se voi mi palesate
 dove del vostro cor tenda il desio,
 anch’io mi scopro e vi confido il mio.
 la Contessa
 Ami tu pure?
 Roccolina
                            E come!
 la Contessa
135In sì tenera etade
 anche il tuo core a sospirare è avezzo?
 Roccolina
 Eh ho principiato a sospirar ch’è un pezzo.
 
    Cominciato ho a far l’amore
 che non era lunga un dito,
140se dicean: «Vuoi tu marito!»
 rispondeva: «Tignortì. (Imita i bambini)
 Vodo telo, vodo teteto,
 vodo bene a cheto chi».
 
    Se mia madre mi dicea:
145«Dello sposo che vuoi far?»
 io ridendo rispondea:
 «Tol marito vo’ ballar».
 
    Or son grandetta,
 son più furbetta,
150a un’altra cosa
 deggio pensar.
 
    Voglio uno sposo
 bello e grazioso
 e di buon core
155lo voglio amar. (Parte)
 
 SCENA VIII
 
 La CONTESSA sola
 
 la Contessa
 L’amore è dolce cosa,
 quando l’amare è tale
 che non faccia arrossir chi è dissuguale.
 Ma io per mia sventura
160ardo per un oggetto
 indegno del mio affetto,
 so che l’amore è strano
 ma all’interna passion ressisto invano.
 
    Palpitare il cor mi sento,
165mi martella amor tiranno
 e se dura il crudo affanno
 disperata io morirò.
 
    Può finire il mio tormento,
 se do luogo alla ragione
170ma l’amor che vi si oppone
 superare, oh dio! non so. (Parte)
 
 SCENA IX
 
 Boschetto delicioso.
 
 CECCO colla civetta e i vimini vischiati e le gabbie e poi PIEROTTO e TONIOLO
 
 Cecco
 Questa mane davver son sfortunato;
 in tre lochi ho provato
 colla civetta mia brava e valente
175e pure ancora non ho preso niente,
 temo che Roccolina
 non mi voglia più bene e che per questo,
 non sperando da lei finezza alcuna,
 mi abbandoni l’amore e la fortuna.
180Questo ameno boschetto
 esser solea degl’uccelletti il loco.
 Voglio provare un poco.
 Vo’ piantar la civetta,
 i vimini dispor vo’ qui d’intorno,
185pria che si avanzi e si riscaldi il giorno. (Va distribuendo ed attaccando le bacchettine vischiate ai rami degl’alberi della scena e vicino pianta il bastone colla civetta. La fa gioccare e si senton gl’uccelletti cantare e si vedono volare d’intorno)
 
    Gli augelletti che volan d’intorno
 buona preda mi fanno sperar.
 Quei fringuelli dovriano cantar,
 li vedo volar,
190li sento cantar,
 se s’invischian li voglio pigliar. (Vengono Pierotto e Toniolo)
 
    Zitto zitto, non parlate,
 non mi fate gl’augelli scapar.
 
    Eccone uno. (Si veggono gl’augelli invischiati)
195Eccone un altro.
 Io son scaltro, so bene uccellar. (Finita l’aria prende la civetta e i vimini e gl’uccelletti e porta via tutto)
 
 SCENA X
 
 PIEROTTO e TONIOLO
 
 Pierotto
 Cecchino è fortunato,
 quanti uccelli ha pigliato!
 Io sono stato a faticarmi un’ora
200ed una quaglia non ho preso ancora.
 Toniolo
 Anch’io finora invano
 tese ho le reti ad una sciepe intorno,
 pria che si scaldi il giorno
 vo’ ritentar la sorte,
205poiché col frutto dei sudori miei
 regalar la mia bella anch’io vorrei.
 Pierotto
 Qual sia la vostra bella
 posso sapere amico?
 Toniolo
 No per or non lo dico.
 Pierotto
210Se mai per avventura
 voi amaste colei che piace a me,
 vel dico apertamente
 diventiamo nemici immantinente.
 Toniolo
 Ma chi è quella che amate?
 Pierotto
215Se voi non vi fidate,
 se non siete Toniolo amico mio,
 se celate l’amor, lo celo anch’io.
 Toniolo
 Ditelo o non lo dite,
 poco mi preme affé.
 Pierotto
220Se non importa a voi, che importa a me?
 Ritorno a quagliottar, poi si vedremo,
 né di voi né di quanti
 abitan queste selve io son geloso.
 Son di tutti il più bello e il più grazioso.
225Se queste nostre belle
 meco s’adiran, tosto
 io le sgrido; esse restan incantate,
 tutte di mia beltade innamorate.
 
    Galinetta che s’adira
230col suo gallo innamorato
 tutt’intorno a lui s’aggira
 cantuzzando cocodè,
 
    ei la sgrida e la galina
 al suo gallo umil s’inchina
235dimandandogli mercé.
 
 SCENA XI
 
 TONIOLO solo
 
 Toniolo
 Io credo all’incontrario
 che lo burlino tutte a una maniera;
 ma sia falsa o sia vera
 questa sua presunzion poco m’importa.
240Lascio che tutte l’altre
 ardan per lui d’amore,
 d’una sola mi basta aver il cuore.
 
    Tu sai Cupido
 di chi son fido,
245quel cor mi basta,
 di più non vo’.
 
    Fa’ che la bella
 non sia crudele
 e anch’io fedele
250per lei sarò. (Parte)
 
 SCENA XII
 
 Campagna vasta con collina in prospetto su cui PIEROTTO sta uccellando le quaglie ed al piano vedesi CECCO con la solita sua civetta
 
 Cecco
 Scendi, scendi Pierotto,
 l’ora è di già avvanzata,
 la fatica per oggi è terminata.
 Pierotto
 Eccomi; manco male (Con un cesto)
255che la sorte sul fin mi ha un po’ aiutato,
 dieci quaglie ho pigliato in un momento,
 di tal preda per oggi io mi contento.
 Cecco
 Osserva il mio canestro
 come è ripien d’uccelli
260e son tutti gentili e grossi e belli.
 Pierotto
 Le quaglie che ho pigliate
 son di grasso impastate.
 Cecco
                                               Io vo’ donarli
 a una bella ragazza.
 Pierotto
                                      Ed io destino
 regalar le mie quaglie a un bel visino.
 
 SCENA XIII
 
 TONIOLO e detti, poi ROCCOLINA e MARIANNINA
 
 Toniolo
265Amici, oh che contento,
 nel ritornar ch’io feci
 alla distesa rete
 ho trovato gli augei che qui vedete. (Mostrando il suo canestro)
 Cecco
 Bravo, bravo Toniolo.
 Pierotto
270Teco me ne consolo.
 Toniolo
 Volete voi che andiamo?
 Cecco
 Trateniamoci un poco e riposiamo.
 Pierotto
 Sì sediam fra quest’ombre. (Siede nel mezo)
 Cecco
 Parliam dei nostri amori.
 Toniolo
275Publichiamo una volta i nostri ardori.
 Pierotto
 Io non voglio esser primo.
 Toniolo
                                                  Ed io né meno.
 Cecco
 La fiamma del mio seno
 a svelare primier sarei ben scioco.
 Pierotto
 Chi dee primo parlar giochiamo al tocco.
 Cecco
280Volontieri.
 Toniolo
                       Son qui.
 Pierotto
                                         Conterò io.
 Cecco
 Badate a non fallar.
 Pierotto
                                      L’impegno è mio. (Facendosi il ritornello pensano prima di gettar i punti colle dita, poi Cecco getta due, Toniolo tre e Pierotto quattro tutti nel medesimo tempo. Dopo di che Pierotto conta principiando uno da Cecco, due da Toniolo e tre da lui, così che verebbe a cadere in lui medesimo il numero nove e toccherebbe a lui parlar primo)
 Pierotto
 
    Due e tre cinque e quattro nove.
 Principiamo, uno, due, tre.
 (Doveria toccare a me). (Da sé)
 
285   Non va bene, non va bene. (Tutti pensano)
 
 a tre
 
 Ritorniamo a principiar. (In questo escono Roccolina e Mariannina)
 
 Roccolina
 
    Cosa facciano costoro
 stiamo amica ad osservar.
 
 Mariannina
 
    Se potessi certo a loro
290una burla vorrei far. (Tornano a gettar le dita, Cecco getta quattro, Toniolo uno, Pierotto tre, principia da Toniolo, poi da Cecco, poi da lui)
 
 Pierotto
 
    Quattro e un cinque e tre fa otto.
 
 Cecco, Toniolo a due
 
 Principiamo da Pierotto.
 
 Pierotto
 
 Uno o due... Me n’ho avveduto,
 sono accorto, sono astuto,
295io non voglio cominciar.
 
 a tre
 
 Ritorniamo a principiar. (Pensano come sopra)
 
 Roccolina
 
    Sin che sono attenti al gioco
 vo’ appressarmi a poco a poco
 e quei cesti via portar.
 
 Mariannina
 
300   Vengo anch’io; ma fate piano,
 via passateli in mia mano,
 io vi vengo ad aiutar. (Roccolina prende li cesti, due li passa in mano di Mariannina ed il terzo lo tiene per sé, poi si ritirano)
 
 Pierotto
 
    Uno e due.
 
 Toniolo
 
                          Contate bene.
 
 Pierotto
 
 Uno e due. (Li tre gettano le dita)
 
 Cecco
 
                        Non mi conviene.
 
 Pierotto
 
305Io non voglio principiar.
 
 Cecco, Toniolo a due
 
 Tralasciamo di giocar. (S’alzano)
 
 a tre
 
    Voglio andar dalla mia bella
 a recar quel che ho pigliato.
 
 Pierotto
 
 Chi l’ha preso? (Cercando il cesto)
 
 Toniolo, Cecco a due
 
                                Dov’è andato?
 
 Pierotto
 
310   Chi l’ha rubato?
 
 Cecco, Toniolo a due
 
 Chi l’ha pigliato?
 
 Pierotto
 
 Voglio il mio cesto.
 
 Cecco, Toniolo a due
 
 Vo’ il mio canestro.
 
 a tre
 
 Non la voglio soportar.
 
 Roccolina, Mariannina a due
 
315   Oh che gusto, oh che piacere
 il vedere
 questi pazzi a delirar.
 
 Pierotto
 
    Ladro.
 
 Cecco
 
                   Bricone.
 
 Toniolo
 
 Furbo.
 
 Pierotto
 
                Squaiato.
 
 Cecco
 
320Tu l’hai pigliato.
 
 Toniolo
 
 Tu l’hai rubbato.
 
 Pierotto
 
 Corpo di Bacco.
 
 Cecco, Toniolo a due
 
 Mettilo fuori.
 
 a tre
 
 Meno rumori,
325rendilo a me.
 
 Roccolina, Mariannina a due
 
    Cessate, cessate,
 fra voi non gridate,
 i cesti pigliate,
 ch’io più non li vo’. (Pongono i cesti in terra)
 
 Pierotto, Cecco, Toniolo a tre
 
330   Teneteli o belle;
 teneteli o care.
 
 Roccolina, Mariannina a due
 
 Di prede sì rare
 che fare non so. (Partono)
 
 Pierotto
 
    Pazienza.
 
 Cecco
 
                        Mi spiace.
 
 Toniolo
 
335Soffriamola in pace.
 
 a tre
 
 Gli uccelli al mercato
 portare dovrò. (Ognuno prende il suo cesto)
 
 Cecco
 
    Pesa molto. Cosa c’è?
 Questi frutti son per me. (Trova dei frutti nel cesto)
 
 Toniolo
 
340Ah che invece degli uccelli
 questi fiori son pur belli. (Nel cesto trova dei fiori)
 
 Pierotto
 
 Ah le quaglie mi han levato
 ed invece mi han donato
 una calda polentina. (Trova nel cesto una polenta)
 
 a tre
 
345   La Roccolina, la Mariannina
 cara, carina, volle burlar.
 
 Roccolina, Mariannina a due (Ritornano e dicono)
 
    Cari signori uccellatori
 noi vi preghiamo di perdonar.
 
 Cecco, Toniolo, Pierotto a tre
 
    Brave davvero. Sì bel pensiero
350il nostro core fa giubilar.
 
 tutti
 
    Quegli uccelletti così perfetti
 tutti d’accordo s’han da mangiar,
 si ha da cantare, si ha da ballar.
 
 Fine dell’atto primo